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Cannes 2011 – Sorrentino fa l’americano meglio degli americani

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CANNES – Non ci sono più dubbi. L’Italia ha un nuovo maestro nel cinema. Paolo Sorrentino scrive un altro capitolo – il primo americano per cast, location, budget e ambizioni – di una carriera sempre in ascesa e fa centro anche questa volta. This Must Be the Place è originale, tenero, ironico, conquista con il virtuosismo grafico di un cineasta che regala ad ogni ciak inquadrature che sembrano quadri, ma non cerca un estetismo sterile. C’è del genio nel cinema dipinto da Sorrentino: lo ha capito Sean Penn, due premi Oscar come miglior attore, che ha apertamente ammesso di aver “chiesto” di lavorare con lui, dopo averlo premiato nel 2008 qui a Cannes per Il divo. L’attore americano regala una memorabile interpretazione di Cheyenne, 50enne miliardaria rockstar depressa dal look dark-gotico (che coraggio, ma la sfida più grande sarà per il doppiatore italiano…), ritiratasi a vita privata in una malinconica Irlanda. La morte a New York del padre, con cui aveva interrotto i rapporti da 30 anni, porta Cheyenne a iniziare un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca del criminale nazista inutilmente inseguito per tutta la vita del genitore, scampato ad Auschwitz. Sorrentino racconta, con una maestria visiva ormai diventata un suo punto distintivo e un tocco surreale già apprezzato nei suoi film precedenti, una storia insolita ma non inverosimile, accompagnata da una colonna sonora bellissima scritta nelle parti originali da David Byrne, che al film regala anche un delizioso cameo e la canzone che dà il titolo alla pellicola. Sorrentino riceve un grande contributo dal suo cast, in cui brillano due miti hollywoodiani come Harry Dean Stanton e Judd Hirsch e una grande attrice come Frances McDormand (moglie di Joel Coen: sarà un caso che certe scene situazioni richiamano i film dei geniali fratelli?). Ogni inquadratura, anche di pochi secondi, ha un fascino quasi pittorico, grazie alle location naturali americane e al virtuosismo di Sorrentino (cui dà una bella mano la fotografia di Luca Bigazzi), ma This Must Be the place non è solo bella calligrafia cinematografica, c’è puro talento in un autore che Sean Penn ha lodato con entusiasmo in conferenza. Anche la giuria potrebbe riconoscerlo, domenica sera.

Clicca qui per vedere il video incorporato.


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